La salita allo Stelvio, sul versante valtellinese, inizia da Bormio, a 1232 metri s.l.m. Le prime rampe che portano i bagni nuovi e vecchi di Bormio salgono con pendenze non estreme, ma richiedono un po’ di pazienza per non sprecare da subito troppe energie. Dopo la deviazione a destra in corrispondenza dell’incrocio con la strada del Foscagno, la strada aumenta leggermente la pendenza, rimanendo su valori ancora contenuti. Dopo poche centinaia di metri si raggiunge una prima corta galleria e subito dopo la deviazione a sinistra per i Bagni vecchi. Da qui la strada per circa un chilometro sale con pendenze regolari, fino a giungere al primo dei numerosi tornanti che caratterizzeranno l’ascesa.

Svoltato il tornante la strada ricomincia a salire con decisione, proponendo in sequenza altri tornanti che portano gradualmente verso la galleria che precede la prima cantoniera, ora distrutta. Il percorso si snoda in una parte suggestiva e selvaggia, caratterizzata dalle pareti rocciose che incombono e dalle lunghe colate di detriti che costituiscono i fianchi del versante della montagna che si sta percorendo. Di seguito si troveranno 4 tornanti e 5 gallerie, recentemente illuminate, ma particolarmente strette. Al termine dell’ultima galleria la strada aumenta la pendenza fino a raggiungere il 14% appena prima del successivo tornante. Giunti alla svolta, con la vista sulla sinistra delle cascate in prossimità della presa dell’acqua e appena sotto il ristoro Bar Kiosk Nationalpark, la strada torna su pendenze decisamente più pedalabili. Questo è il tratto più suggestivo del percorso da Bormio e non è possibile non fermarsi per una fotografia lungo la strada che sale con una decina di tornanti. Siamo alla seconda casa cantoniera e il breve falsopiano è il segno che si è ormai giunti oltre la metà del percorso che, dopo poche centinaia di metri cambia di nuovo, lasciando alle spalle la valle selvaggia e rocciosa per aprirsi in un incantevole e verdissimo pascolo d’alta quota. Raggiunta la terza casa cantoniera,  il sacrario militare, la chiesetta di San Ranieri, la strada spiana e per quasi due chilometri concede di rifiatare e di aumentare il proprio ritmo facendo girare con maggiore scioltezza le gambe. E’ il momento di ricaricare le energie, di mangiare e di bere. Arrivati alla ripresa della salita e dei tornanti, dopo alcune centinaia di metri si giunge alla quarta casa cantoniera e al bivio per il passo dell’Umbrail. La strada verso lo Stelvio prosegue sulla destra, mentre andando dritti si può raggiungere S.Maria in territorio svizzero.

 

 

Dalla quarta cantoniera cambia il clima, si inizia a sentire la fatica legata alla quota e al percorso ormai accumulato nell’ascesa, si percepisce la fatica di pendenze sempre impegnative, ma mai estreme. E’ la parte che richiede maggiori energie mentali, perché è un susseguirsi di tornanti e di rampe che tagliano di traverso la valle e che, mentre si sale faticosamente, nascondono e rivelano a tratti le costruzioni poste in prossimità del passo. Giunti ormai in prossimità di quest’ultimo, la strada che ha risalito la parte sinistra della valle si porta sotto il versante sinistro per l’ultima salita che porta dtritti al passo dello Stelvio. Volgendo indietro la testa si vede la lunga vallata che è stata percorsa dalla terza cantoniera a poche decine di metri dal passo.

Poi la gioia: il passo dello Stelvio è conquistato. 2758 metri sul livello del mare. Finalmente si assapora la soddisfazione per le fatiche fatte salendo.

Il Passo dello Stelvio e i suoi negozietti tipici.
La vista sul versante verso Trafoi

Dopo poche decine di metri dallo scollinamento si apre il panorama sul versante altatesino, caratterizzato dai molteplici tornanti, quelli che hanno fatto la storia del ciclismo e non solo. Lì si possono incontrare altri ciclisti che hanno scelto il versante che sale da Trafoi e da Prato allo Stelvio. Si unisce la gioia della salita, si condivide la soddisfazione di aver scalato il più alto passo alpino europeo.

Non il più duro, non quello impossibile, non il maledetto Gavia: semplicemente il mitico Stelvio.
Cima Coppi. Università del cilcismo.

Angelo, Chiara e Dario allo Stelvio, 2020